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COME L’ITALIA AFFRONTA IL GENDER GAP: STRATEGIE E RISULTATI 2024

Già più di un anno fa, nel nostro articolo sul lavoro e la parità di genere, parlavamo dell’enorme divario tra l’occupazione femminile e quella maschile, anche attraverso un’analisi del numero di dimissioni presentate in seguito alla nascita di un figlio.


Dai dati era evidente che a fare le spese maggiori erano le donne, costrette a dimettersi o a rinunciare alla ricerca di un lavoro come unica alternativa alla volontà di avere un figlio. 


Vediamo come l'Italia affronta il gender gap, con quali strategie e quali sono i risultati del 2024. 


Come l’Italia ha affrontato il gender gap: strategie e progressi


Ad uno degli ultimi eventi a cui Promama ha partecipato, un intervento cominciava così: “Non siamo dei panda”. Paragonare il genere femminile a una specie in via d’estinzione fa sorridere, considerando che si tratta della metà della popolazione mondiale, ma anche riflettere su come troppo spesso un dialogo sulla parità di genere si trasformi in un documentario su come le donne vadano tutelate e protette nell’ambiente in cui vivono.


Raggiungere la parità di genere è un percorso lungo e difficile, perché punta a scardinare concetti culturali e sociali radicati da troppo tempo nella nostra civiltà. 


Claudia Goldin¹, premio Nobel per l’Economia 2023 grazie ai suoi studi di genere, ha osservato l’andamento del mercato del lavoro femminile in 200 anni di storia degli USA. Ha osservato che con la prima industrializzazione, l’occupazione femminile è aumentata grazie a fattori come l’istruzione, il progresso tecnologico e il cambiamento culturale. 


In particolare, Goldin ha osservato:

  • una correlazione stretta tra il divario di genere e la prospettiva, in quanto le donne prendevano le decisioni in base alla futura famiglia e non in base solo a se stesse, al contrario degli uomini (anche se negli ultimi anni le donne stanno cominciando a investire su se stesse e sulla loro realizzazione professionale);

  • uno stretto legame tra la nascita del primo figlio e la disoccupazione femminile, che cresce esponenzialmente nel momento in cui una donna diventa madre ( e resta invece pressoché inalterata nel caso del papà).


Un ultimo dato interessante è quello che Goldin riporta sulla flessibilità: ha osservato come nei ruoli in cui non è richiesta una disponibilità continua e una rigidità di ruoli, la parità è più vicina. 


Una vera rivoluzione, quindi, potrebbe essere quella di cambiare approccio e iniziare a eliminare la distinzione di genere in tutti gli ambiti.


Ad esempio, nel 2018 l’Istat registrava una differenza salariale pari al 15% tra uomini e donne con stessa mansione. La parità in tal senso sarà raggiunta quando lo stipendio sarà valutato non in base al genere di appartenenza ma in base esclusivamente al tipo di lavoro.


Già a partire dal 2019, il Parlamento Europeo ha adottato molte misure a favore dell’appianamento del divario tra uomini e donne in diversi ambiti, da quello familiare a quello lavorativo, da quello sanitario a quello scolastico.


Oggi, però, i progressi sono ancora minimi.


Come l’Italia ha affrontato il gender gap: risultati del 2024


Qualche informazione travestita da buona notizia arriva dal report globale sul gender gap 2024 di WeForum, in cui si registra che l'Europa è in testa alle classifiche sull’appianamento del divario di genere del 2024, avendo colmato il 75% del gap con un miglioramento complessivo del +6,2% rispetto al 2006. In particolare, Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia e Germania sono nella top10 mondiale. 


Molto negativi invece sono i dati che riguardano l’Italia, che dal 2023 al 2024 ha perso ben 8 posizioni sul gender gap mondiale, posizionandosi quartultima nella classifica europea.


Ecco nel dettaglio gli indici considerati: 


Indicatori considerati per la classifica sul gender gap e posizioni dell'Italia

Un grande divario si registra nella lunghezza del congedo parentale fruito (150 giorni per le donne, 14 giorni per gli uomini).

Importante anche la disparità sugli indici di occupazione femminili e maschili, come mostrano i dati Istat pubblicati a inizio 2024.


Confornto tra uomini e donne su tasso di inattività, di disoccupazione e di occupazione

Perché la parità di genere riguarda tutti


Ad aprile scorso, l’Ufficio Studi, in occasione di ‘Futuro al Femminile: Equità, Generatività, Sistema’, la Convention del Movimento Donne Impresa Confartigianato in collaborazione con l’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, ha presentato un’analisi su come crescerebbe il PIL dell’Italia nell’ipotesi in cui il tasso di occupazione italiano si allineasse alla media europea. Nello specifico, ipotizzando quindi un aumento di 2,344 milioni di donne occupate, di cui circa il 15% libere professioniste, il PIL italiano crescerebbe di 7,4 punti percentuali, ovvero di 154,7 miliardi di euro in più.    


Anche per questo, nel 2021 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha assegnato un fondo pari a 10 milioni di euro al dipartimento per le pari Opportunità per il sistema di certificazione della parità di genere.

La certificazione ha l’obiettivo di promuovere una politica paritaria all’interno delle realtà aziendali e favorire, in questo modo, l’inclusione paritaria delle donne nel mercato del lavoro.

Ad oggi sono state rilasciate quasi 2300 certificazioni, con una crescita esponenziale negli ultimi due anni


Crescita delle certificazioni rilasciate e degli enti accreditati

Il numero delle aziende certificate ha superato di gran lunga le aspettative: basti considerare che nel 2023 era previsto un numero di certificazioni pari a 160, ma a fine anno hanno superato le 200. Questo sembra essere un segnale molto positivo per il raggiungimento della parità nel nostro Paese. 


Nel report globale sul gender gap 2024 già citato, è stato stimato che per raggiungere la parità di genere in Europa saranno necessari 134 anni, che equivalgono a circa 5 generazioni. Un lasso di tempo davvero molto ampio se si pensa che 134 anni fa, in Italia, le donne avevano appena iniziato ad ottenere i loro primi diritti, tra cui l’ammissione alla frequentazione di licei e università e la possibilità di lavorare in un ufficio pubblico².


Abbiamo visto come l'Italia affronta il gender gap, con quali strategie e quali sono stati i risultati nel 2024, ed è chiaro che c’è ancora parecchia strada da fare, quindi, ma conserviamo la speranza che le aspettative possano essere positivamente superate, com’è stato per le certificazioni sulla parità di genere.


Ridurre il gender gap non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di vantaggio competitivo. Contattaci per scoprire come la nostra esperienza può aiutare la tua azienda a creare un ambiente di lavoro più equo e inclusivo, garantendo pari opportunità di successo per tutti i dipendenti. Scrivici a info@promama.it e risponderemo a tutte le tue domande.

 

 

 

 

FONTI:

Credit immagine di copertina: Immagine di katemangostar su Freepik

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