Nel precedente articolo abbiamo parlato di tutti i super poteri della maternità e di come crescere un figlio - soprattutto nei primi mesi - possa rivelarsi una palestra estremamente di valore per le aziende. Quando si diventa genitori, infatti, si sviluppano e si mettono in pratica quotidianamente tutta una serie di soft skills e qualità manageriali molto richieste sul posto di lavoro, sia come dipendenti che imprenditori o imprenditrici.
Sì ma che succede dopo?
Il momento in cui bisogna rientrare al lavoro dopo la maternità o cercare una nuova opportunità spesso si rivela difficile e comporta molti sacrifici, soprattutto da parte della madre.
Non è raro infatti che in Italia al termine della maternità rientrare a lavoro o cercare una nuova occupazione sia difficile e demoralizzante. Spesso ci si rende conto che non ci sono condizioni ideali o compatibili per gestire al meglio la vita lavorativa e familiare o - ancora peggio - l’azienda stessa non è capace di assecondare i bisogni di una neo mamma o un neo papà, non riconoscendone i molteplici benefici.
In Italia, in particolare, abbiamo ancora moltissimi passi da fare, soprattutto nel provare a instaurare un cambiamento culturale in cui il corretto work life balance tra famiglia e lavoro e la parità di genere siano capisaldi.
Alt! Se intorno a noi la situazione non sembra entusiasmante vengono in nostro soccorso ricerche e dati di aziende all’estero che potrebbero fare da apripista anche per le aziende italiane. Realtà che hanno saputo cogliere enormemente il valore positivo che un lavoratore o una lavoratrice con figli porta in azienda, creando un impatto positivo su tutti i fronti. Vediamoli assieme:
Essere mamma migliora gli ambienti di lavoro
Attraverso un sondaggio condotto negli Stati Uniti con più di 500 donne professioniste che lavorano coinvolte, WerkLabs Study ha cercato di misurare quantitativamente il valore aggiunto delle mamme in azienda e in un team di lavoro.
Questo studio sull’impatto delle mamme nella forza lavoro ha dimostrato come la presenza di madri lavoratrici renda le esperienze dei dipendenti più positive, crei una maggiore inclusività, un aumento della produttività e una maggiore fidelizzazione.
In particolare il 23% delle donne intervistate ha affermato di riuscire ad avere un’esperienza di lavoro quotidiana migliore in presenza di colleghe mamme e ⅔ delle dipendenti donne hanno affermato che lavorare con mamme manager migliora la loro produttività.
Le mamme manager, inoltre, hanno dimostrato di avere più a cuore il benessere e la crescita delle loro colleghe e dei loro colleghi, con una percentuale del 18% in più rispetto ai manager senza figli.
L’81% delle donne intervistate ha poi affermato di riuscire a comunicare e stabilire una relazione di fiducia maggiore con manager donne e mamme, rispetto alla controparte maschile.
Anche quando si parla di equità, le mamme leader sono considerate il 15% più corrette degli altri manager e, sempre secondo l’indagine di WerkLabs, le donne che lavorano a fianco e per le mamme hanno il 27% di probabilità in più di raccomandare il proprio datore di lavoro e l’azienda nella quale lavorano.
E per quanto riguarda la presenza di quote rosa in azienda? Si è visto come le donne che lavorano con colleghe mamme hanno maggiori probabilità di rimanere presso il loro attuale datore di lavoro per almeno cinque anni. Al contrario, le donne che non lavorano a fianco di mamme hanno il 22% in più di probabilità di lasciare il loro attuale datore di lavoro entro l'anno successivo.
Il caso tedesco: aziende a misura di famiglia
Per certificare che un’azienda rispetti tutti i requisiti e si impegni per essere family-friendly è stata ideata in Germania, e poi diffusa anche in Austria e nella provincia di Bolzano, una certificazione chiamata “Audit famigliaelavoro” (familieundberuf). La conoscevi?
Durante il processo di analisi, che dura diversi anni, viene misurata la situazione di partenza di una azienda, in termini di percentuale di donne e genitori presenti, policy di diversity and inclusion, benessere dei dipendenti, flessibilità negli orari di lavoro, gender pay gap presente, cultura aziendale e tantissime altre variabili.
L’obiettivo è quello di certificare quanto una determinata azienda sia particolarmente a misura di famiglia. Una certificazione concreta che non solo serve all’azienda per capire come e cosa migliorare, ma soprattutto permette a una persona di farsi un’idea dell’azienda ancora prima di lavorare per essa.
Cosa ci dicono i dati?
Durante un’analisi del 2012 fatta su più di 400 delle aziende austriache si è potuta strutturare una classificazione, dividendo le aziende in due macro categorie in base ai loro punteggi di riferimento dell’indice famigliaelavoro: Top 25% (le più family-friendly) e Bottom 25% (le “meno” family-friendly). I punteggi di questi due gruppi sono stati confrontati per capire gli impatti effettivi sul business di essere un’azienda attenta al tema genitorialità.
Ecco alcune evidenze:
Motivazione e produttività dei dipendenti:
nelle aziende che sono più family-friendly si è osservato che sia la motivazione generale dei dipendenti che la loro produttività è maggiore di più del 20%, con un tasso di assenze per malattia inferiore del 35%
Lealtà dei dipendenti:
nelle aziende che sono più family-friendly i dipendenti tendono a essere più leali e trasparenti, con un punteggio più alto del 12%, e con un turnover più basso del 28%
Attrattività per i talenti:
nelle aziende che sono più family-friendly è stato osservato come il numero di persone che vogliono lavorare all’interno e quindi applicano alle posizioni aperte è maggiore del 10%
Fidelizzazione dei clienti:
anche i clienti sembrano essere il 5% più fidelizzati in caso di aziende attente al tema genitorialità
Sulla base del modello tedesco, la certificazione è stata poi “italianizzata” e modellata sulla base della regolamentazione e dei contratti italiani, sperimentandola inizialmente in Trentino tra il 2005 e il 2006 e pian piano si sta iniziando a estenderla a tutte le aziende sul territorio nazionale. Ad oggi permette di attestare l’attenzione di un’azienda verso la famiglia con un marchio di qualità riconosciuto a livello europeo. Un bel traguardo!
Tiriamo le somme
Sulla base di questi dati e queste considerazioni possiamo quindi capire come assumere mamme e genitori in azienda ed implementare misure che vadano incontro alle necessità dei genitori, sia un “win-win”. Un meccanismo che crea beneficio sia ai lavoratori, con un aumento generale del benessere, della produttività e della propensione a scegliere un’azienda piuttosto che un’altra, ma è un beneficio concreto anche per l’azienda, generando un impatto diretto non solo sulla sua reputazione ma soprattutto sul business a medio e lungo termine. Non male vero?
Fonte foto copertina: ThisisEngineering RAEng